Bioenergetica: le emozioni nella classe anti stress

Essere con le proprie emozioni

La classe di esercizi di bioenergetica parte di solito con il ritrovare il proprio centro e aumentare il proprio grounding, aiutando a passare dai pensieri della testa al contatto col proprio corpo, sensazioni, emozioni, nella realtà del qui e ora.

Le sensazioni corporee posso essere definite come una modificazione dello stato del nostro sistema neurologico che deriva dalla percezione di stimoli interni o ambientali tramite i canali sensoriali: udito, vista, olfatto, gusto, tatto, cinestesia, propriocezione (percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista), termocezione ed equilibrio.

Sono connesse alle emozioni: anch’esse sorgono in risposta a stimoli esterni o interni che provocano una reazione del sistema nervoso centrale attivando il sistema simpatico o parasimpatico e creando uno stato più o meno accentuato di arousal, cioè di eccitazione, nell’organismo, a seconda dell’intensità dello stimolo; questo stato si integra però con aspetti cognitivi che attribuiscono un significato allo stimolo.

 

In genere le emozioni si distinguono in primarie o secondarie. Le emozioni primarie o di base sono: gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa, disgusto. Queste emozioni sorgono fin dal primo anno di vita e che gli studi riconoscono universali, quindi sperimentate nelle persone di tutte le culture (anche se la cultura plasma il modo in cui le persone manifestano queste emozioni).

Entro i 5 anni sorgono anche le emozioni secondarie o complesse, che derivano dall’esperienza sociale e sono più plasmate anche nel vissuto da elementi culturali: vergogna, invidia, gelosia, senso di colpa, orgoglio, imbarazzo, ansia, timidezza…

Alcune di queste emozioni sono più piacevoli, altre più spiacevoli da provare. Questa connotazione dipende non solo dallo stimolo che origina l’emozione, ma anche da come la nostra mente valuta questo stimolo a seconda di fattori sia personali che culturali.

La cultura inoltre ci trasmette che è bene provare alcune emozioni (per esempio la gioia) e non è bene provarne altre (per esempio l’invidia); questo giudizio di valore spesso produce la rimozione di alcune emozioni che tendono a sorgere e permanere nel nostro organismo ma senza arrivare alla nostra coscienza. 

Ancora di più la nostra cultura pone delle regole e dei giudizi di valore su quali emozioni manifestare e come. Questo da un lato regola la vita sociale, dall’altro lato quando l’interiorizzazione dell’inibizione a manifestare l’emozione è molto forte la persona perde la sua spontaneità e ci saranno emozioni che vive in modo cosciente, ma privato… fino a creare delle maschere nel vivere sociale.

In genere un arousal molto elevato che l’organismo non può scaricare risulta doloroso, mentre la scarica dell’eccitazione (come avviene nell’orgasmo o nell’espressione della rabbia) è associata ad un senso di benessere dell’organismo.

Le emozioni rimosse che non emergono alla coscienza o che viviamo in modo nascosto o con un’espressione non sufficientemente appagante, non scompaiono, bensì rimangono iscritte nel nostro corpo nella forma di contrazioni muscolari, blocchi energetici e talvolta sintomi psicologici (ansia, depressione ecc...) o psicosomatici (ulcera, emicrania, lombalgia…)

 

Nella classe di esercizi anti stress si crea e si condivide un clima di accettazione e di sospensione del giudizio etico e culturale sulla natura delle emozioni: le emozioni anche quando spiacevoli non sono in sé ne positive, né negative. In questo ambiente protetto, muovendo il corpo, ampliando il respiro e aumentando l’attenzione per le proprie sensazioni, alcune emozioni che avevamo 'messo da parte'  possono riemergere alla coscienza.

Questo di solito non avviene immediatamente, non alle primissime classi: il nostro organismo ha bisogno prima di ambientarsi, di potersi fidare e di sentire la possibilità di sostenere i vissuti. E' questa funzione di autoregolazione che è promossa e coltivata nella classe anti stress che ci permette di aprirci a noi stessi in modo progressivo e delicato, senza stress.

Quando accade, significa che siamo pronti.

In genere reintegrare le proprie emozioni nella coscienza produce un senso di maggiore integrità psicologica e maggiore energia- vitalità del nostro organismo. 

Nello stesso ambiente protetto specifici esercizi che utilizzano il movimento e la voce, aiutano anche a dare un’espressione alle emozioni represse, allargando così a livello psicologico la maglia dell’inibizione e a livello fisico consentendo una scarica dell’energia compressa e lo scioglimento delle tensioni muscolari connesse.

Anche in questo caso ci  si sente di solito più integri, rilassati e vitali.

Il contatto con le proprie emozioni e l’accettazione profonda di sé produce una diminuzione della tensione nel nostro organismo e una maggiore capacità di tollerare le emozioni, anche quelle spiacevoli. 

Mentre ci identifichiamo con il nostro corpo, noi non siamo la nostra emozione: le emozioni al contrario dei sentimenti sono di per sé sfuggevoli e transitorie… se permettiamo loro di transitare anziché trattenerle: allora possiamo farci attraversare dalle nostre emozioni vivendole appieno senza farci sopraffare dal nostro vissuto.

Ciò che coltiviamo quindi non è l’impulsività: al contrario la reattività è più frequente quando non abbiamo molta confidenza con le nostre emozioni, non le ‘reggiamo’ e abbiamo fretta di espellerle, o immediatamente (per esempio se ‘salto’ e aggredisco non appena qualcosa mi dà fastidio), oppure dopo aver trattenuto a lungo (allora esplodo alla classica goccia che fa traboccare il vaso).

La classe di bioenergetica  può quindi essere una educazione a sentire e ad accogliere ciò che si sente, aprendo un contatto sempre più profondo con noi stessi e nel contempo facendo di noi dei ‘contenitori’ sempre più solidi e capienti; può essere un’esplorazione della gamma delle proprie possibilità espressive ed infine può aiutarci a essere competenti e padroni delle nostre emozioni, senza reprimerle ma canalizzandole a seconda della situazione e dei nostri obiettivi.

 

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